LA NORMATIVA SUL BIOLOGICO E L’IMPORTANZA DELL’ETICHETTA
Cos’è un prodotto biologico
Va detto, prima di tutto, che la qualità dei cibi biologici è il risultato dell’intero sistema di produzione e trasformazione e non riguarda le caratteristiche di un singolo prodotto. In ogni punto della filiera si evitano gli impatti negativi per la salute del consumatore e dell’ambiente in pratica senza l’uso di sostanze chimiche di sintesi, tenendo conto del benessere animale, utilizzando con parsimonia le risorse disponibili e rispettando l’ambiente. Naturalmente i produttori biologici devono mettere in conto che la quantità di produzione sarà necessariamente minore e che talvolta l’aspetto dei prodotti presenterà dei piccoli difetti. In natura, infatti, è normale che una parte della produzione venga becchettata dagli uccellini o dalle chiocciole, o –talvolta- che venga perduta per l’attacco di insetti parassiti, così come è normale che una lattuga sia più o meno grande in base al tipo di terreno… quelle giganti normalmente sono state forzate con l’uso di concimi concentrati!
In particolare:
Fertilizzazione naturale delle colture
Nel sistema biologico si coltivano leguminose azotofissatrici e gli agricoltori utilizzano il letame e le deiezioni prodotti in azienda per fertilizzare i terreni. Gli agricoltori possono anche acquistare piccole quantità di altri fertilizzanti organici. La pratica del sovescio e l’interramento dei residui colturali assicurano un buon contenuto in sostanza organica e sostanze nutritive nel terreno.
Protezione delle piante: specifica e lungimirante
Nell’agricoltura biologica per la protezione delle piante non vengono impiegate sostanze chimiche di sintesi. Il principio chiave è la prevenzione: vengono scelte le specie e le varietà vegetali più adatte all’ambiente di coltivazione e viene loro assicurata una buona dotazione organica del terreno. Ciò consente di ottenere colture meno vulnerabili ai patogeni.
Una rotazione colturale ben congegnata, poi, è di grande aiuto nel contenere gli attacchi da parte dei patogeni presenti nel terreno e consente di tenere sotto controllo le malerbe.
La trasformazione: più naturale possibile e senza ingegneria genetica
L’uso di coadiuvanti chimici di sintesi durante la lavorazione è proibito, così come l’uso di organismi geneticamente modificati (OGM) o loro prodotti (enzimi).
Un grande numero di additivi, inclusi ovviamente gli aromi artificiali e quelli subdolamente definiti “uguali a quelli naturali”, nonché i cosiddetti esaltatori di sapidità, coloranti e conservanti, sono proibiti. Niente ormoni né estrogeni.
Allevamento: specie e razze adatte per il benessere e la salute degli animali
Il benessere degli animali è lo scopo principale del metodo, così le loro abitudini, comportamenti, esigenze ambientali e nutrizionali vengono presi in attenta considerazione.
Gli animali possono uscire all’aperto e, per le specie che lo necessitano, è previsto il pascolo. Salute, benessere e sviluppo degli animali si ottengono assicurando loro condizioni ottimali tanto per quanto concerne i ricoveri che per quanto concerne l’alimentazione. Per la loro cura si prediligono farmaci fitoterapici o omeopatici, oltre naturalmente a buone pratiche igieniche preventive (consentiti i vaccini). Niente ormoni né estrogeni.
Cosa ci garantisce che tutte queste pratiche vengano effettivamente seguite?
Inoltre, esiste il cosiddetto Codex Alimentarius, un codice stabilito dall’organizzazione internazionale FAO e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità contenente una serie di standard riguardanti il cibo e la sua sicurezza, fornendo un punto di riferimento valido a livello internazionale.La certificazione di enti legalmente riconosciuti.
La legge italiana riconosce circa 10 enti certificatori, incaricati di controllare le aziende. Il controllo non è amministrativo-burocratico poiché l’ente certificatore manda i suoi ispettori a visitare le Aziende (senza preavviso), attraverso la raccolta di campioni di terreno e di prodotto che vengono esaminati in laboratorio per verificare che non siano presenti prodotti vietati dall’agricoltura biologica.
Tali controlli vengono espletati con le medesime modalità, sia sulle aziende certificate che su quelle dette “in conversione”, cioè che abbiano fatto richiesta di certificazione e siano in attesa che trascorra il tempo necessario (che può variare da uno a due anni).Molti obiettano che in Italia vige la filosofia del “fatta la legge, trovato l’inganno” e noi, come Legambiente e come Comitato Promotore del Biomercato, che siamo idealisti ma non sprovveduti, ci siamo interrogati a lungo su ciò. Tuttavia la presenza di una certificazione ufficiale e di una etichetta che riporti tale certificazione rappresentano l’unica tutela del consumatore, dato che non dimentichiamo che un’Azienda che inganni sull’etichetta rischia comunque l’incriminazione per frode!